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mercoledì 24 aprile 2013

I titoli che non furono



Lo sapevate che.... 2001: Odissea nello spazio è solo l'ultimo dei titoli che erano stati considerati da Stanley Kubrick ed Arthur C.Clarke per il loro "proverbiale buon film di fantascienza", come lo definivano i due?

i primi tentativi


Il primissimo, provvisorio titolo che Kubrick and Clarke usarono, per lo più privatamente, per riferirsi al loro progetto fu How the Solar System Was Won : un omaggio scherzoso al kolossal della MGM La conquista del West (1962). In italiano questo titolo suonerebbe quindi come La conquista del sistema solare.

I quarantenni si ricorderanno la serie televisiva "Alla conquista del West" trasmessa in Italia a inizio anni '80: ecco, era proprio basata sul film. L'omaggio di Kubrick e Clarke intendeva evidentemente evocare il senso di conquista e di sfida che il mito della "frontiera", il West appunto, poteva comunicare se traslato nell'era spaziale: una nuova frontiera, così come intesa dal Presidente Kennedy nel famoso discorso alla Rice University proprio del 1962.


"What was once the furthest outpost on the old frontier of the West will be the furthest outpost on the new frontier of science and space" disse Kennedy in quel discorso; "quello che una volta era l'avamposto più lontano nella vecchia frontiera del West sarà il più lontanto avamposto della nuova frontiera della scienza e dello spazio". Gli echi di quel discorso e della decisione di andare sulla Luna entro la fine del decennio erano ancora molto forti un paio d'anni dopo, quando Kubrick e Clarke stavano scrivendo un film che avrebbe dovuto rappresentare questo senso di avventura e meraviglia nel modo scientificamente più accurato.

Come si vede dalla curiosa curvatura ai lati dell'immagine poco sopra, il kolossal western della MGM era stato girato con il sistema Cinerama, un sistema di proiezione che utilizzava tre proiettori ed un enorme schermo curvo, pensato per un effetto avvolgente e spettacolare in un'epoca in cui la concorrenza della televisione stava facendo calare drasticamente le vendite dei biglietti al botteghino. Il piano originale di distribuzione di 2001 previsto dalla MGM prevedeva di utilizzare questo spettacolare formato, ma l'idea venne poi abbandonata sia per considerazioni economiche che tecniche.

Così come il sistema Cinerama, Kubrick e Clarke abbandonarono presto anche La conquista del sistema solare: "Non fu mai un titolo considerato seriamente", ricorda Kubrick in The Making of Kubrick's 2001; "Era il nostro titolo privato. Rendeva esattamente ciò che volevamo mostrare", aggiunge Clarke.

In realtà il primissimo titolo di lavorazione del film, datato Luglio 1964, fu il provvisorissimo Project: Space. Lo scopriamo dal nome di un riassunto della storia che i due stavano cominciando a scrivere e conservato nei Kubrick Archives a Londra; si tratta del cosiddetto "movie outline", ovvero un "trattamento", un documento non lungo a sufficienza da poter essere chiamato soggetto, figuriamoci sceneggiatura, ma definito da Arthur Clarke in un'intervista del 1986 "un modo di infilare un intero romanzo in circa sei pagine, conservando tutto del divertimento di scriverlo ma niente della fatica di farlo".

Da trattamento il lavoro si sviluppa in un breve racconto che adesso viene titolato "Across the sea of stars" (Attraverso il mare di stelle): siamo ancora nell'estate 1964. Viene usata ora la metafora del mare: anche qui è d'uopo ricordare come Kennedy nel discorso di cui sopra avesse chiamato lo Spazio, con le sfide che lì aspettavano l'uomo, "This new ocean", un'oceano moderno.

Essendo evidentemente insoddisfatti all'idea di dover presentare alla MGM questo titolo, si passa ad altre ipotesi: in The Lost Worlds of 2001, Clarke ricorda che altri titoli presi in considerazione furono Universe, Tunnel to the Stars e Planetfall.

Alcuni di questi hanno, a vederli bene, un perchè ben preciso: Universe è il titolo del documentario del 1960 dell'istituto cinematografico canadese che ispirò Kubrick e che portò all'arruolamento di alcuni dei suoi realizzatori nel team degli effetti speciali di 2001. Già questo lo rende significativo all'interno del mondo kubrick-clarkiano: come se non bastasse, la Parker Brothers usò lo stesso nome per lanciare in commercio un gioco di pentamini (Pentominoes, in inglese) basato su una scena tagliata da 2001 in cui Dave Bowman gioca con Hal ad un videogioco simile (in modo analogo, Poole sfida l'elaboratore nella famosa partita a scacchi). Dopo che la scena venne tagliata il gioco è diventato un oggetto di culto per i collezionisti.




Planetfall, che vent'anni dopo diventò il nome di un videogioco a tema spaziale e nel 2005 è stato un brutto film di fantascienza di serie C, è un gioco di parole spesso usato in fantascienza tra le parole planet (pianeta) e landfall (termine meteorologico che in italiano è tradotto come 'approdo', ovvero il momento in cui un ciclone tropicale arriva a contatto con il suolo dopo essere stato sull'acqua).

il primo titolo ufficiale: Viaggio oltre le stelle


Abbandonate anche queste ipotesi, quando si trattò di presentare il progetto alla MGM per il finanziamento Kubrick e Clarke optarono alla fine per un bel titolo classico, che manteneva un retrogusto avventuroso e conteneva un riferimento esplicito allo spazio. Ecco quindi che nel comunicato ufficiale del 23 febbraio 1965, la casa di produzione annuncia il nuovo progetto del regista di "Il dottor Stranamore" con il titolo di Journey Beyond The Stars, che in italiano suona come Viaggio oltre le stelle (o attraverso, al di là):


Ancora nell'Aprile 1965, in un'intervista per un pezzo apparso sul settimanale americano New Yorker il 24, Kubrick e Clarke si riferiscono al film come a "Journey".

per una mitologia dello spazio


Ma è proprio attorno alla primavera del 1965 che Kubrick comincia a spostare la la sua attenzione su altri concetti. La tematica "mitologica" che i due autori stavano già esplorando mentre scrivevano la sceneggiatura comincia ad emergere pian piano in modo esplicito, e ci si allontana dall'idea della 'nuova frontiera' come spazio da conquistare in modo analogo al West americano. Nella copertina di una sceneggiatura ancora chiamata "Journey" e non datata, apparsa nel volume The Stanley Kubrick Archives, appaiono vergati con la calligrafia di Kubrick alcuni altri titoli:


I titoli che troviamo nel foglio sono Earth Escape (Fuga dalla terra), Jupiter Window (La finestra di Giove), e il poetico ed evocativo Farewell to Earth (Addio alla Terra, ovviamente reminiscente di Addio alle Armi, Farewell to Arms). Farewell to Earth è anche il titolo di uno dei capitoli delle tante sceneggiature provvisiorie che troviamo nel volume The lost worlds of 2001.

Insieme a questi, al centro della pagina si trovano vicini due titoli che potrebbero essere anche interpretati come uno solo: The Star Gate / A Space Odessy (La porta delle stelle - Un'odissea spaziale. Nella lingua inglese, Odessy è il classico modo sbagliato di scrivere Odyssey, ovvero Odissea.)

E' evidente come Kubrick stesse cercando, provando e riprovando, un modo di rendere in una frase l'avventura epica dell'umanità attraverso il suo rappresentante, novello Ulisse, Dave Bowman. Come ricorda Arthur Clarke, "per quanto ricordo, il titolo finale fu totalmente un'idea sua, anche se ci era già parso che per i Greci le vaste distese del mare dovevano ingenerare lo stesso senso di mistero e lontananza che lo spazio suggerisce alle generazioni contemporanee." Ci sembra significativo questo commento di Clarke in cui si congiunge idealmente, anche senza citarlo, la tematica kennediana del nuovo oceano e il riferimento omerico che poi diventerà preponderante.

Nei titoli scritti a mano da Kubrick emerge quindi il tentativo di evocare in una frase l'allontanamento dalla Terra come culla dell'umanità e l'inoltrarsi nello spazio visto non come nuova frontiera da conquistare, ma come luogo in cui trovare il senso di un'esistenza, sia personale sia come specie. Il riferimento allo Star Gate è già anticipatore delle scene finali del film, una 'porta' interdimensionale che l'eroe deve attraversare per compiere il suo viaggio, e anche riferimento simbolico al percorso che l'Eroe di tutte le storie mitologiche dell'umanità deve necessariamente compiere per realizzarsi e trovare il suo scopo, il suo senso nella vita.

Si tratta di un concetto splendidamente analizzato da Joseph Campbell nella sua opera fondamentale del 1949 L'eroe dai mille volti, (una delle fonti di ispirazione dichiarate di Arthur Clarke per la stesura della sceneggiatura). In questo senso la porta è il monolito, già 'archetipo junghiano' come lo definisce proprio Kubrick in un'intevista  - Campbell si era ispirato proprio a Jung e alla sua teoria dell'inconscio collettivo - necessario a schiudere a Bowman e all'umanità le porte dell'infinito.

Il regista conclude quindi la sua odissea personale nell'onomastica, intesa come arte di dare nomi alle cose, suggellando la sceneggiatura (in altro a sinistra) con la cifra fortemente simbolica del primo anno del nuovo secolo, seguita dalla grafia corretta del titolo che aveva già accennato in precedenza: 2001 a space odyssey. Il titolo finale vede, in modo del tutto originale, due punti tra la cifra e il titolo, oltre che l'articolo "a", "una"; come per voler suggerire che questa è una odissea, quella 'nello spazio' appunto, come quella di Omero era stata, invece, quella dei mari.

(Nota ironica finale: almeno per quanto mi riguarda, non credo che la scritta a destra in basso Apartment 4C sia un'idea per un titolo, a meno che Kubrick non volesse scherzare sulla scena finale del film in cui l'astronauta Dave Bowman si ritrova nella stanza d'albergo aliena....

... mi sembra più probabile che si tratti di un commento legato all'indirizzo newyorkese della casa di produzione del film, la Polaris, che si trova poco sotto.)

* * *
fonti:
  • Arthur C.Clarke, The Lost Worlds of 2001, The New American Library, 1972
  • (cur.) Alison Castle, The Stanley Kubrick Archives, Taschen, 2006
  • J.Chapman e N.Cull (cur.), Projecting tomorrow: Science Fiction and Popular Cinema, Tauris, 2013
  • J.Agel (cur.), The Making of Kubrick's 2001, The New American Library, 1970
  • P.Kramer, 2001: A space Odyssey, BFI Film classics, 2010; 
  • A.Castle (cur.), The Stanley Kubrick Archives, Taschen, 2005;

lunedì 22 aprile 2013

Anniversario

Giusto quarantanove anni fa, il 22 aprile 1964, Arthur C. Clarke e Stanley Kubrick si incontravano per la prima volta, al ristorante Trader's Vic dell'Hotel Plaza all'incrocio della Fifth Avenue con la 59sima, a New York (ah, l'ho scritto come se ci fossi stato!)

 

Per entrare nell'atmosfera di quell'incontro anche noi, ecco un'immagine di com'era il ristorante all'epoca:


 

Non me lo aspettavo così! Il ristorante preferito di Kubrick a New York era uno strano misto di polinesiano, cinese e indiano. Nel 1989 è stato chiuso dal suo proprietario dell'epoca, Donald Trump.

 

giovedì 18 aprile 2013

Delos 153 - Intervista a Simone Odino


Sembra incredibile, ma quel '2001' parla di me! Grazie a tutto il team di Delos e specialmente ad Arturo e Carmine. Per chi non lo sapesse, Delos è il più prestigioso news magazine di fantascienza in Italia.  (tra l'altro si può anche comprare in versione cartacea).

Precursori (parte IV, ovvero "Hai visto il montaggio analogico")?

Nel libro che sto leggendo in questi giorni ho incontrato per la seconda volta una curiosità: in un film dei registi inglesi Powell & Pressburger del 1944, Un racconto di Canterbury, c'è una scena che ricorda fortissimamente 2001 : avete presente il famoso "stacco" osso/astronave (che poi è un satellite militare che trasporta delle bombe atomiche)?



Ok.

Adesso guardiamo i primi 3 minuti e 30 secondi del film di Powell & Pressburger.



Non è una novità (se ne era accorta la rivista Film Comment già nel 1995) però vista così fa effetto!


(A parte la bellezza della fotografia di questo film, che mi fa venire voglia di guardare qualcosa di questo celebrato ma poco conosciuto duo inglese.)

martedì 16 aprile 2013

Una giornata particolare

Festeggiamo insieme i 1000 lettori e le 3000 visualizzazioni del sito nei suoi primi due mesi con tre notizie che fatico a commentare. Ve le racconto così come mi sono capitate, tutte oggi.

La Signora Maggie London D'Abo, modella e attrice che ha partecipato a 2001 (è la hostess che, seduta nell'ascensore, pronuncia le prime parole del film accogliendo il Dottor Floyd nella stazione spaziale), è stata così gentile da accettare a farsi intervistare per il blog. Nei prossimi giorni, compatibilmente con i suoi impegni, potremo ascoltare una voce diversa dalle solite sulla realizzazione del nostro film preferito.

thanks to Gregory de Ville - Studio of Style Blog

Contestualmente, si è tenuta a Hollywood una convention di fantascienza a cui hanno partecipato Keir Dullea e Gary Lockwood (gli astronauti Dave Bowman e Frank Poole). Un membro del gruppo di Facebook dedicato a Dullea di cui faccio parte ha mostrato all'attore un mio commento strappalacrime ma autentico, in cui raccontavo che David e Lisa, un suo film del 1962, era stato il primo visto dai miei genitori appena fidanzati. Per loro Dullea non è l'immortale comandante Bowman ma il sensibile e tormentato David del film omonimo. Secondo Emily, la partecipante alla convention che ha mostrato all'attore la stampata del thread di Facebook in cui facevo il commento, Dullea ha letto il mio post e "he just realized that both characters he played from 2001 and David and Lisa have the same (or similar) names!"

fonte: http://images.wikia.com/doblaje/es/images/3/3c/KeirDullea.jpg

Sfortunatamente un'altra delle attrici che ho provato a contattare in questo periodo, Penny Francis (il cui ruolo nel film non era accreditato chiaramente e sul quale volevo indagare), versa in cattive condizioni di salute. La Signora Francis ha abbandonato il cinema per una carriera di grande successo nel mondo delle marionette; la notizia delle sue condizioni mi è stata data dal responsabile del centro artistico in cui lavora. A lei dedico questo post, sperando che si rimetta presto.

mercoledì 10 aprile 2013

Bibliografia - parte 1: gli essenzali

Nella serie di articoli che inauguro oggi intendo presentare una rassegna il più possibile esauriente sulle fonti disponibili su 2001: Odissea nello spazio.

Se è vero che 2001 è uno dei film più discussi nella storia del cinema, è altrettanto che vero che non tantissime sono le fonti che si potrebbero definire "essenziali". Consideriamo queste come quelle che raccolgono le testimonianze dirette di Kubrick, Clarke e dei loro collaboratori nella produzione del film: sono quelle che potremmo chiamare "fonti primarie", mutuando e adattando ai nostri scopi un termine usato in storiografia. Vediamole, accompagnate da una piccola recensione e dalla segnalazione sulla disponibilità su Amazon e (sono un bibliotecario....) nelle Biblioteche d'italia.

Ah, i romanzi di Arhur C.Clarke saranno trattati in un articolo a parte.


The Making of Kubrick's 2001
 a cura di Jerome Agel, Signet Classics, The New American Library, New York 1970; 368 pp.

Vero e proprio classico e capostipite dei libri sul "making of" di un film, mai più ristampato, il volume raccoglie una serie di recensioni dell'epoca, vignette e parodie del film, lettere al regista con reazioni degli spettatori, e sopratttto 96 pagine di rare foto in bianco e nero, che nonostante siano piccole sono in buona definizione e stampate su carta ad alta qualità (alcuni esempi qui, qui e qui.)
Le didascalie delle illustrazioni sono curate direttamente da Kubrick e dai suoi collaboratori alla realizzazione degli effetti speciali del film. Fondamentale.
Reperibilità: ultimamente si trova piuttosto spesso su Amazon.it e Amazon.co.uk (qui e qui) a prezzi tutto sommato ragionevoli. UPDATE 23/5/2013 disponibile qui (solo per scopi educativi, come dice il sito...)
Consultabile nelle biblioteche di: Genova, Bologna, Macerata, Padova, Torino (dettagli nel sito del Catalogo nazionale qui e qui)


2001: filming the future
Piers Bizony, Aurum Press, London 2001; 176 pp.

Ottimo lavoro di ricostruzione sul "making" del film, Piers Bizony (già autore di una bella biografia di James Webb, amministratore della NASA ai tempi dell'Apollo) si avvantaggia dell’arco di tempo passato dal film e mette insieme una notevole raccolta iconografica, oltre che interviste e contributi inediti. Belle le immagini, che comprendono illustrazioni schematiche delle navi spaziali del film realizzate da Simon Atkinson. Davvero un libro notevole, riveduto e corretto nella seconda edizione (la prima era del 1994) che amplia la sezione dedicata alla creazione delle sequenze dell'alba dell'uomo.
Reperibilità: Amazon.it e Amazon.co.uk a prezzi altini.
Consultabile nelle biblioteche di: Bologna, Padova, Torino, Rimini (anche in francese; dettagli nel sito del Catalogo nazionale qui, qui e qui)


The Making of 2001: A space Odyssey
a cura di Stephanie Schwam, The Modern Library, New York, 2000; 326 pp.

Sostanzialmente una versione moderna del libro di Agel, ovvero una raccolta di articoli e contributi apparsi negli anni su 2001, tra cui due rare interviste a Kubrick e Clarke. Mancando completamente di una sezione illustrata, e nonostante alcuni dei contenuti siano ivi ripetuti da Agel, è un buon complemento al suo predecessore; contiene anche i capitoli più interessanti del libro di Arthur Clarke che recensisco più giù.
Reperibilità: facile, su Amazon.it, economico e anche in formato ebook.
Consultabile nelle biblioteche di: Bologna e Torino (dettagli nel sito del Catalogo nazionale qui e qui


Stanley Kubrick - Interviste Extraterrestri 
a cura di Anthony Frewin, ISBN Edizioni, 2006; 268 pp.
trad.di Are We Alone? The Stanley Kubrick Extraterrestrial intelligence interviews, Elliott & Thompson Limited; 2005; 320 pp.

Trascrizione integrale di tutte le interviste a scenziati, filosofi e teologi che Kubrick aveva fatto riprendere e pensato di inserire come prologo del film - alcune erano state pubblicate nel libro di Agel. L'idea è stata poi scartata; alcuni scienziati ne approfittano adesso per commentare in modo interessante le proprie risposte di 40 anni prima. Contiene alcune immagini in bianco e nero finora inedite e un saggio di Anthony Frewin, collaboratore di lungo corso del regista, che inquadra in modo interessante il lavoro di preparazione delle interviste e include una ampia bibliografia sulle fonti usate da Kubrick per la pre-produzione del film. Ottima la traduzione italiana; la copertina che mostriamo è della ristampa.
Reperibilità: facile, su Amazon.it.
Consultabile nelle biblioteche di: un bel pò di posti (dettagli nel sito del Catalogo nazionale qui e qui)  


Moonwatcher's Memoir: a Diary of 2001: a Space Odyssey
Daniel Richter, Carroll & Graf, 2002; 160 pp.

Il libro è la testimonianza, in forma di diario, dell'avventura dell'attore-mimo Daniel Richter, che ha intepretato Guarda-la-luna (ovvero Moonwatcher) nelle scene L'alba dell'uomo. Richter, molto umile e sempre pieno di dubbi, preferisce far parlare gli altri piuttosto che porsi al centro della scena, e questo ci dà modo di conoscere anche altri personaggi secondari nella realizzazione del film. L'attore affronta anche in modo sincero il problema della sua dipendenza dalla droga. Contiene foto inedite in bianco e nero ed è un indispensabile voce alternativa sulla realizzazione del film. Alcuni estratti sono disponibili qui e presso il sito ufficiale dell'autore.
Reperibilità: costoso, su Amazon.it e Amazon.co.uk
Consultabile nelle biblioteche di: Ahimè, da nessuna parte in Italia.


2001: Odissea nello spazio - Dizionario ragionato
Giuseppe Lippi, Le Mani-Microart'S, 2008; 224 pp.

Valida opera del giornalista e scrittore di fantascienza Giuseppe Lippi, curatore del celebre mensile di fantascienza Urania, il volume è una raccolta di più di duecento voci che coprono tutti gli aspetti del film: concezione, realizzazione, critica. Ottimo compendio della duemilaunologia attuale, comprende anche disegni (pochi ma buoni) degli autori italiani Franco Brambilla e Marcello Piu, nonchè contributi originali di Fruttero & Lucentini, Michel Ciment, Lorenzo Codelli e Jean Paul Dumont oltre che tre pagine manoscritte di Kubrick finora inedite provenienti dal Fondo Walker di Gemona. Buona la bibliografia, pochi gli errori da correggere (nei particolari sul cast, per esempio) in un'auspicabilissima seconda edizione, già adesso è altamente consigliato soprattutto per il lettore italiano che non volesse cimentarsi con gli altri testi in inglese. Facile reperibilita e favorevole rapporto prezzo/qualità. Recensione sul blog di Urania.
Reperibilità: facile, su Amazon.it.
Consultabile nelle biblioteche di: un bel pò di posti (dettagli nel sito del Catalogo nazionale qui)   



2001: Una capsula del tempo 
a cura di Don Shay e Judi Duncan; CineFeX Italia, numero 1 - Novembre 2001; Imago Edizioni, 2001; trad.italiana di Cinefex n.85, April 2001

Ottimo saggio di una cinquantina di pagine sulla realizzazione del film, si tratta di un progetto tenuto in frigorifero fin dagli anni '70, ripreso negli anni '80 e pubblicato solo nel 2001. Il lavoro di Shay e Duncan ha dunque il pregio di riproporre dopo tanti anni interviste a protagonisti ormai scomparsi o che raramente hanno concesso interviste o dichiarazioni. La versione italiana soffre di una traduzione dalla qualità incostante, ma lodevole per lo sforzo titanico in quanto la versione originale è infarcita di tecnicismi. Curiosamente, qui le immagini sono di risoluzione e dimensioni a volte diverse (e migliori) rispetto all'originale inglese. Per un esempio della versione inglese si può vedere questo blog.
Reperibilità: Da richiedere alla casa editrice qui; l'originale inglese è richiedibile qui. (C'è anche una app per iPad ma il n.85 non è ancora disponibile al momento in cui scrivo).
Consultabile nelle biblioteche di: bisogna approfondire perchè si tratta di un periodico, ma direi - per quanto riguarda la versione italiana - Bologna, Rimini e Roma (dettagli nel sito del Catalogo nazionale qui e in quello dei periodici qui)


The Lost Worlds of 2001
Arthur C. Clarke, Signet, The New American Library, New York, 1972, 240 pg.

Personale resoconto di Arthur C. Clarke sulla nascita e creazione di 2001, in cui scopriamo anche diversi finali alternativi del romanzo, che per la verità occupano la maggior parte del libro; inoltre i capitoli più interessanti sono inclusi nel libro di Schwam di cui sopra.
Reperibilità: Ristampato nell'80 e nell'82, è di facile ed economica reperibilità su Amazon.it. Scaricabile anche in PDF qui.
Consultabile nelle biblioteche di: Biblioteca del Museo del cinema di Torino


Non ho risposte semplici. Il genio del cinema si racconta
Stanley Kubrick, Minimum Fax 2007, 291 pp.
trad.di Stanley Kubrick: Interviews, a cura di G.Phillips, Univ.Pr.of Mississipi, 2001

Ottima raccolta di interviste a Kubrick, ben cinque (per un totale di 88 pagine) su sedici sono state raccolte negli anni di Odissea nello Spazio. La maggior parte sono tradotte in italiano per la prima volta. Le cinque interviste sono:  
  • Beyond the Stars (disponibile in inglese qui) e Profile: Stanley Kubrick (disponibile in inglese qui) di Jeremy Bernstein;
  • la celebre Playboy Interview di Eric Nordern (disponibile in inglese qui e tradotta in italiano anche in un raro volume del 1997 recensito qui in fondo alla pagina);
  • A Talk with Stanley Kubrick about 2001 di Maurice Rapf;
  • The Film Director as a Superstar di Joseph Gelmis (disponibile in italiano anche qui).
Bello il sito della Minimum Fax che raccoglie le recensioni della stampa italiana e un estratto con un'intervista dedicata ad Arancia Meccanica. Vi segnalo una interessante recensione su questo blog.
Da segnalare come nella versione inglese, che è quella che ho consultato, il curatore Gene Phillips (che nei suoi libri e nelle sue interviste potè contare sulla collaborazione diretta di Kubrick) traccia un interessante analisi sull'atteggiamento del regista verso 2001, attraverso le risposte alle interviste man mano che gli anni passano.
Reperibilità: la versione italiana è attualmente fuori catalogo; si può provare a controllare su ebay. Su Amazon.it è di facile reperibilità la versione in inglese, che è visibile in anteprima su Google Books. Per fortuna la versione italiana è disponibile in un sacco di biblioteche.

lunedì 8 aprile 2013

intermission

In attesa di articoli più "ciccioni" (e quindi di faticosa produzione), un breve intervallo con foto curiose e per lo più inedite direttamente dal set di 2001: Odissea nello spazio.