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mercoledì 27 febbraio 2013

Federico Greco intervista Gino Pellegrini

Tanto tempo fa  - manco a farlo apposta era il 2001 - segnalai agli immarcescibili autori di Stanley & Us che dalle mie parti, in provincia di Bologna, lavorava uno scenografo e artista che aveva partecipato alla realizzazione di 2001: Odissea nello spazio.

Si tratta di Gino Pellegrini, la cui esistenza e opera scoprivo da questo sito ancora esistente. Uno dei tre autori di Stanley & Us, Federico Greco, riuscì a contattarlo per una breve intervista che vi propongo qui in versione integrale (ho rimosso solo un link ad un sito non più attivo) dopo averla ripescata dallo scomparso sito che la ospitava, Cinemazip.rai.it. Grazie a Federico per il permesso.

Rileggendo l'intervista oggi ho solo un dubbio: il guinzaglio che mi era sembrato di intravedere nella scena del leopardo non l'ho più rivisto nè in blu-ray nè al cinema in 35 o 70 millimetri. (Mi chiedo se sia stata un'allucinazione causata dalla bassa risoluzione di quel primitivo DVD.)

Non è incredibile, invece, la riservatezza e la modestia di Gino Pellegrini, che è simile a quella di Emilio D'Alessandro, il collaboratore più prezioso di Kubrick, suo autista-tuttofare per trent'anni, mirabilmente ritratto da Filippo Ulivieri in Stanley Kubrick e me.

GINO PELLEGRINI, IL PITTORE DELLE NUVOLE

Sabato 21 Luglio 2001
di Federico Greco con la collaborazione di Simone Odino


Gino Pellegrini, scenografo, ha sessant'anni. E’ nato infatti a Lugo di Vicenza il 13 agosto del 1941. Verso la metà degli anni '60, dopo essersi trasferito negli Stati Uniti per studiare alla Facoltà di Architettura dell'U.C.L.A. e conseguire, alla Art Center School di Los Angeles, il Master in Fine Arts, ha l’incredibile privilegio di trovarsi sul set di 2001: Odissea nello spazio. Ovviamente non poteva prevedere allora cosa sarebbe diventato nel tempo quel film epocale, e anche oggi mostra una semplicità e un'umiltà che confinano con la saggezza.
Abbiamo provato a chiedergli se voleva essere intervistato per il nostro documentario Stanley and us Project, ha gentilmente declinato dicendo che preferisce kubrickianamente rimanere defilato nella sua cittadina. Ci ha concesso però qualche minuto prezioso al telefono.

Quale fu il suo ruolo nel film?

Collaboravo con Harry Lange, accreditato ufficialmente come scenografo, e con gli altri due "production designer" del film, che in realtà erano scienziati della NASA, Tony Masters e Ernie Archer.
Alcuni considerano Tony Masters una sorta di co-autore del film, insieme a Kubrick, perché fu lui a coordinare tutto il lavoro di realizzazione scenografica, soprattutto per quanto riguarda la ricostruzione della navicella PanAm Orion.


Qual era esattamente il suo compito?

Alcuni dettagli della scenografia: dovevo ridipingere continuamente le nuvole per il modellino della Terra vista dalla Stazione Spaziale. Era un modellino di un metro per un metro e venti. Per ogni nuova inquadratura Kubrick voleva che la vista fosse diversa, come se le nuvole si fossero mosse veramente.

Un esempio della sua incredibile meticolosità…

Sì. Un altro intervento fu sulle quinte della sequenza iniziale dell’Alba dell’Uomo.

Cioè?

Come sapete Kubrick volle girare quella scena con la front projection, cioè con delle diapositive proiettate sullo sfondo delll’inquadratura che raffiguravano scene di deserto, come la Terra avrebbe dovuto essere milioni di anni fa. Ma c’erano anche delle quinte di legno che servivano a dare l’effetto della profondità. Per esempio nella scena del leopardo, il masso vicino era un masso di legno costruito appositamente, dietro il quale fu nascosto il guinzaglio che teneva il leopardo legato. La corda poi fu anche cancellata fotograficamente (ma se ci fate caso se ne vede un pezzo, purtroppo per il momento solo sul DVD in vendita negli USA, dove tra l’altro – usando la slow motion e il fermo immagine – si intravede anche la texture dello scotchlite dello schermo alle spalle della scena per la front-projection, n.d.r.)... Altre quinte presenti in quella sequenza che io disegnai simulavano dei cespugli.

Il leopardo fu veramente l’unico punto debole di quella incredibile ricostruzione, avvenuta in studio con un sistema detto Sinar, composto di una proiezione frontale (invece di quella retro più diffusa all’epoca) di diapositive 25x20 cm. su schermo catarifrangente della 3M di 12x27 metri. Infatti quando il leopardo volge lo sguardo verso la macchina da presa si vedono i suoi occhi brillare per la luce della proiezione.

Ma di aneddoti sul film ne esistono migliaia, e molti di questi vengono sapientemente raccontati in un documentario che Channel Four ha mandato in onda qualche settimana fa. Per comprendere fino a che punto Kubrick pretendesse il massimo dai suoi collaboratori, basti ricordare quello che si diverte a ripetere John Baxter nella sua biografia non autorizzata.

Sentite una delle vessazioni che Gino Pellegrini dovette subire sul set:

"Gli scenografi non lavoravano mai abbastanza in fretta. Kubrick era convinto che i suoi collaboratori passassero la maggior parte del tempo a chiacchierare e a bere tè e prese in considerazione l’idea di installare un sistema di monitoraggio a circuito chiuso nascosto per sorvegliarli, fino a quando i lavoratori più informati sulle regole del sindacato britannico lo avvisarono che una mossa simile avrebbe immediatamente provocato uno sciopero".

Oggi Gino Pellegrini vive a Monte S.Pietro (Bologna), ed è titolare di un’azienda che si occupa di scenografia, dove applica una preziosa esperienza di lavoro maturata nel cinema americano. Oltre a 2001 ha lavorato per esempio ne Gli Uccelli di Hitchcock, Mary Poppins, West side story, e le serie televisive Star Trek e Il pianeta delle scimmie. Se volete avere un assaggio delle sue incredibili capacità di creatore di scenografie trompe l’oeil – e capire perché sia stato ingaggiato dal regista più incontentabile della storia del cinema – visitate il sito, virtuale e reale, di Persiceto, nella bassa bolognese. Ne scoprirete delle belle.

mercoledì 13 febbraio 2013

precursori (3)

L'articolo precedente di questa serie si concludeva con il parere di Kubrick su alcuni dei film di fantascienza che aveva visionato nella fase di pre-produzione di 2001: odissea nello spazio. Poichè si è detto spesso, e a ragione, che il cinema di fantascienza si divide storicamente in due fasi, prima di 2001 e dopo 2001, è il momento giusto di introdurre una rapida rassegna storica sul genere.

La fantascienza nasce praticamente con il cinema stesso: il famoso Viaggio nella luna di Georges Méliès (immortalato nel recente Hugo Cabret di Martin Scorsese) è del 1902, e la sua importanza tout-court non può essere sottovalutata, visto che si tratta di un lavoro che in soli 15 minuti introduce per la prima volta tecniche come la dissolvenza, oltre ai primi esempi di una certa sofisticazione del montaggio e - ovviamente! - degli effetti speciali.

 Viaggio nella luna (1902)

Nonostante ciò, per lunghi anni sono pochissimi gli esempi di film del genere che riescono ad uscire dall'anonimato, come già ricordato in precedenza. Uno di questi è La donna nella luna (Fritz Lang, 1929) che condivide con 2001 l'ambizione di anticipare il volo interplanetario come una cronaca documentaria. Tale osservazione assume importanza se ricordiamo l'intenzione dichiarata da Kubrick, in diverse occasioni, di fare di 2001 un "documentario mitologico".

 La donna nella luna, 1929 (fonte)

Un pò come in 2001, per La donna nella luna il regista Fritz Lang si avvale della consulenza dei migliori scienziati del tempo: Hermann Oberth, uno dei padri della missilistica, e Willy Ley, scrittore e sostenitore dell'esplorazione umana dello spazio. Il film è tecnicamente avanzato (vi si trova il primo esempio di conto alla rovescia e la prima presentazione dell'assenza di peso nello spazio) ma nonostante questi tentativi di veridicità,la vicenda risulta stucchevole e melodrammatica.

Per quanto riguarda i classici del periodo anteguerra esiste documentazione di giudizi precisi di Kubrick su almeno due film: il primo è La vita futura (Things to come, 1936) e il secondo è il classico Metropolis (1927).

Things to come, di Alexander Korda e William Cameron Menzies, condivide con 2001 la caratteristica di avere uno sceneggiatore d'eccezione: nientemeno che H.G. Wells, il famoso autore de La guerra dei mondi. Lo scrittore ebbe campo libero nella realizzazione del film, cosa all'epoca piuttosto inusuale; forse come conseguenza dello scontro con i registi e i produttori, il film ebbe - come 2001 - una lavorazione travagliata (scene girate e poi tagliate in fase di montaggio; colonna sonora scritta su misura ma poi troncata e rimaneggiata) ed è ricordato, oggi, sopratutto per delle impressionanti scene in cui si mostravano devastanti bombardamenti aerei di una immaginaria città britannica; scene che si avverarono, purtroppo, solo pochi anni dopo, con la Seconda Guerra Mondiale.

La vita futura, 1936 (fonte)

Kubrick vide il film su suggerimento del co-sceneggiatore di 2001, il famoso scrittore di fantascienza Arthur Clarke; la sua reazione fu decisamente negativa:
"Cosa stai cercando di farmi? E' l'ultima volta che vedo un film raccomandato da te!"
..parere confermato dall'assistente Anthony Frewin che ci ricorda come il regista avesse considerato il film
"politicamente semplicistico e moraleggiante, nonostante ne ammirasse gli effetti speciali".
Curiosamente, due giovani artisti che collaborarono alla realizzazione degli effetti di Things to come, ovvero Wally Veevers e Tom Howard, lavorarono, trent'anni dopo, proprio per 2001 (Veevers era già stato supervisore agli effetti speciali per Il dottor Stranamore e in un film di fantascienza inglese, La terra esplode, 1957.)
Per i curiosi, Things to come è visionabile integralmente qui.

Il secondo e ultimo film di fantascienza su cui Kubrick si esprime è il classico Metropolis, capolavoro del cinema muto, dello stesso regista di La donna nella luna ovvero Fritz Lang. Capostipite del genere di fantascienza con ambientazione urbana di cui Blade Runner sarà il degno epigono, il film è - secondo Kubrick, sempre nei i ricordi di Anthony Frewin
"nonostante la scenografia fantasiosa e la buona arte cinematografica, essenzialmente stupido".
 Metropolis, 1929

Per amor di completezza, è giusto concludere questo excursus con un ultimo film visionato e di cui abbiamo testimonianza, anche se solo in una fonte (la biografia di John Baxter): il micidiale Attack of the 50 Ft. Woman, del 1958, non uscito in Italia (ma di cui è uscito un remake nel 1993: Una donna in "crescendo".)

Per capire di che film si tratta basta vedere la locandina qua sotto. Mentre Arthur Clarke, che non aveva visto troppi film del genere ed era evidentemente di bocca buona, riuscì ad appassionarsi anche a questo, durante la proiezione Kubrick si limitò a rintanarsi nella lettura del suo giornale.


Giunti a questo punto si impone un nuovo riepilogo, così come abbiamo fatto nell'articolo precedente.
  1. Kubrick, cinefilo onnivoro e scrupoloso, vide, per prepararsi alla realizzazione di 2001, praticamente ogni film di fantascienza mai fatto, senza farsi mancare i più oscuri film giapponesi e i più ingenui rappresentanti del genere;
  2. Di nessuno di questi il regista newyorkese ricavò un'impressione particolare; di quasi tutti pensò che le tecniche usate fossero inadeguate o che non fosse stata data abbastanza attenzione alla trama, e dei pochi su cui si espresse rilevò alcune buone soluzioni tecniche ma scarso acume nella sceneggiatura.
Insomma, sembra che per il suo scopo - ovvero realizzare il "proverbiale buon film di fantascienza", come scrisse ad Arthur Clarke nel 1964 - e per sviluppare le necessarie soluzioni tecniche d'avanguardia, Kubrick abbia dovuto rivolgersi altrove. E' un "altrove" che esploreremo nei prossimi articoli della serie, e che comincia sorprendentemente molto vicino a dove Kubrick e Clarke stavano buttando giù le linee guida del progetto che sarebbe poi diventato 2001: a New York.

Fonti: Interviste extraterrestri, Isbn Edizioni, Milano 2006, p. XII; Walker, Taylor, Ruchti; Stanley Kubrick, Director: A Visual Analysis, W W Norton & Co; 2000, p.241; J.Baxter, Stanley Kubrick: la biografia, Lindau, Torino, 1999, p.243; Giuseppe Lippi, 2001: Odissea nello spazio, Dizionario ragionato, Le mani, Genova 2008, pp.17 e 63; Piers Bizony, 2001 filming the future, Aurum Press, 2000; Vincent LoBrutto, L'uomo Dietro la Leggenda, Il Castoro, 2008; p.282; G.Phillips, R.Hill, The Encyclopedia of Stanley Kubrick, Facts on file, 2002, p.306; R.Kolker, A cinema of loneliness, Oxford U.P., 2000, pp.7 e 72.

sabato 9 febbraio 2013

Casa Floyd, Wisconsin


Dopo un'attenta visione della scena del film in cui Heywood Floyd, Presidente del Consiglio Nazionale di Astronautica, compone un numero di telefono per chiamare casa dalla Stazione Spaziale, qualcuno (precedendo il sottoscritto nella pubblicazione sul web, ma non nella ricerca, che feci già nel '99....) è riuscito a decifrare il numero composto: 153-458-15445.

Non so perché ma mi sono sempre chiesto se quel numero significasse qualcosa. Innanzitutto oggi (come al momento della realizzazione di 2001) il 153 non corrisponde ad un prefisso internazionale, ovvero di una nazione. Avete presente? il 39 è il codice intermazionale dell'Italia, per esempio. Questo ci fa pensare che, come succede ancora oggi, Floyd chiami un numero americano (1 è tuttora il prefisso internazionale degli USA).

A questo punto, seguendo lo standard dei numeri di telefono americani, il numero diventa diviso in 2 gruppi da 3 cifre e una da quattro: 534-581-5445. Salta fuori che, al momento, il 534 iniziale corrisponde ad uno dei codici locali in uso nel nord dello stato del Wisconsin.
Il numero di 3 cifre successivo si chiama, nello standard americano, "exchange code". Controllando, emerge che non esistono nè sono mai esistite zone con prefisso exchange code 581, quindi il numero è inventato.

Tutto questo a che pro? Beh, se lo chiedete a me, scommetto che Kubrick ha mandato qualcuno a controllare che il numero non appartenesse a nessuno, nel caso qualche occhio d'aquila che avesse visto con attenzione il film potesse pensare di chiamare a casa il Dottor Floyd...

P.S. Secondo una versione preliminare della sceneggiatura a firma Arthur Clarke datata ottobre 1965, l'indirizzo a cui Floyd fa spedire la scimmietta che compra come regalo a sua figlia è Josephine Floyd, 9423 Dupre Avenue, N.W.14. Ma N.W. non significa North Wisconsin: si tratta di un indirizzo chiaramente fittizio, perché manca la città per esteso e pure la sigla dello stato (che dovrebbe essere scritta, per esempio, come Madison, WI), mentre di Dupre Avenue ce ne sono molte, (anche se nessuna in Wisconsin).

P.P.S Nell'eccellente tesi di dottorato "Stanley Kubrick e le arti visive. Da 2001: odissea nello spazio a Eyes Wide Shut" di Laura Matiz, l'autrice suggerisce che il nome Josephine possa essere un segnale preliminare dell'estremo interesse (quasi un'ossessione) di Kubrick per Napoleone, interesse di cui Clarke era a conoscenza. Joséphine è Giuseppina di Beauharnais, la prima moglie dell'Imperatore francese. 

giovedì 7 febbraio 2013

Citati sulla Gazzetta di Parma

Questo umile blog appena nato ha avuto l'onore di essere citato sulla Gazzetta di Parma di fianco all'esemplare sito di Filippo Ulivieri (archiviokubrick.it). L'edizione del giornale, cartaceo, era quello di ieri.


Che bello! Complimenti e ringraziamenti doverosi ai giornalisti che hanno dato il giusto riconoscimento a Fil. Questo significa anche che, a quasi quattordici anni dalla sua scomparsa, l'eredità culturale di Stanley Kubrick e del suo cinema è viva più che mai.

addio a Stuart Freeborn

E' morto ieri (6 febbraio) all'età di 98 anni Stuart Freeborn, leggendario truccatore di Hollywood, creatore fra gli altri di Chewbacca, Yoda, e - naturalmente - delle scimmie/uomo di 2001: odissea nello spazio.

Alla premiazione degli Oscar nel 1968, la statuetta per miglior makeup andò al "Pianeta delle scimmie" invece che a 2001.... Arthur Clarke, co-autore alla sceneggiatura e presente alla premiazione, si lamentò a voce alta del fatto che "probabilmente i membri dell'Academy non hanno premiato Stuart perchè avranno pensato che Kubrick abbia usato scimmie vere"...

Freeborn era indubbiamente un artista di grande talento. Un link italiano per approfondire è disponibile qui; non può mancare una segnalazione all'ottima pagina di ArchivioKubrick.it.


 fonte: netdwellers.com

design inspiration (davvero)


bellissima (per chi non lo riconoscesse, si tratta proprio di Kubrick) illustrazione di Designspiration
AGGIORNAMENTO 18/4/13: Scoperto l'autore; si tratta nientedimeno di Katsuhiro Ōtomo, creatore di Akira.

mercoledì 6 febbraio 2013

aste incredibili

49 anni dopo l'inizio della produzione di 2001, continuano a saltare fuori materiali inediti, e non solo dai Kubrick Archives.

In un'asta tenuta (nel 2011, lo so! l'ho scoperto solo adesso) dal sito specializzato Icollector sono stati battuti diversi oggetti di gustosissimo interesse kubrickiano e, ahimè, salatissimo prezzo:
  • due set separati di stampe e negativi con immagini di Kubrick sul set di 2001 (alcune già viste nelle collezioni della rivista LIFE e già apparse qui e qui)
  • una valigetta molto probabilmente appartenuta al regista (come avrà fatto a sfuggirgli?) e contenente, fra le altre cose, il premio ottenuto al Festival di Locarno nel 1959 come miglior regia per Il bacio dell'assassino.


Cosa avrei dato per metterci le mani sopra, non lo so. Comunque, in totale i tre bandi sono stati chiusi a VENTISETTEMILA dollari.

In un sito parallelo al precedente, Profiles in History, lo scorso luglio venivano vendute altre cose di valore per noi inestimabile:
  • una bella stampa realizzata in fase di pre-produzione da Robert McCall, l'artista che ha realizzato il famoso poster del film con la Stazione Spaziale e che mi sembra di non avere mai visto prima;
  • una sceneggiatura del film datata luglio 1965, commentata a penna da Kubrick (la cui scrittura è riconoscibile, mi sembra, in copertina) da cui la foto qui sotto.


martedì 5 febbraio 2013

Anche Kubrick ha una sua app

In occasione della mostra dedicata a Stanley Kubrick attualmente aperta al pubblico al Los Angeles County Museum of Art, gli organizzatori hanno realizzato una graziosa app per iPhone e iPad (sorry, Android users...).


La app contiene fotografie, note alle sceneggiature, una timeline interattiva della carriera del regista, e interviste originali ad amici e collaboratori. Soprattutto interessante è il materiale recentemente venuto alla luce negli Stanley Kubrick Archives.
Ci sono anche foto inedite di rilievo 2001istico come questa graziosa foto promozionale di una delle hostess della Stazione Spaziale alle prese con una valigetta telefonica della Honywell che in precedenza avevamo visto solo a bassa risoluzione.



lunedì 4 febbraio 2013

in cerca di ispirazione

scrutando fotogrammi di 2001 provenienti da una copia appartenuta a S.Kubrick e inseriti nel volumone "The Stanley Kubrick Archives"

venerdì 1 febbraio 2013

precursori (2)

Tutti i buoni film hanno qualcosa in comune. A parte questo, rintracciare affinità è appannaggio esclusivo dei critici e spesso se le inventano. Alcune ipotesi critiche sono più plausibili di altre… tutti i grandi film si distinguono per il fatto di possedere qualcosa di unico e pertanto non possono essere messi in relazione ad altri; d’altro canto, un buon film deve normalmente essere ben scritto, ben interpretato, ben diretto e questo può forse dare la sensazione che i buoni film si somiglino. In verità, essi sono per molti versi differenti perché unici.
Facciamo finta di non avere letto questo monito che ci arriva direttamente da Kubrick in un intervista del 1980 con Vicente Molina Foix, e torniamo un attimo all'aneddoto ricordato da Alexander Walker contenuto nell'articolo precedente (qui il link per chi se lo fosse perso). C'è una spiegazione logica dell'interesse che Kubrick poteva avere già a fine anni '50 nel genere fantastico: nel 1956 la MGM aveva fatto uscire Il pianeta proibito, una delle poche pietre miliari del genere precedenti a 2001.

Il pianeta proibito (1956) - fonte: Wikipedia

Il pianeta proibito è la prima pellicola di fantascienza moderna realizzata da una major. Tradizionalmente il settore era stato dominato dai produttori indipendenti, che con mezzi limitati non potevano disporre di effetti, scenografie e anche attori all'altezza della situazione. Forbidden Planet fu un'eccezione. Girato in Cinemascope, con i migliori giovani attori della MGM e con gli effetti speciali di alcuni dei migliori animatori della casa di riferimento dell'epoca, la Disney, Il pianeta proibito elevò il genere ad un grado di rispettabilità che sicuramente influenzò la MGM nella decisione di finanziare 2001. (A chi ha visto il film vorrei anche ricordare, a mò di provocazione, che secondo le primissime stesure della sceneggiatura, il famoso HAL avrebbe dovuto chiamarsi Socrate ed essere un robot ambulante..)

Robbie (Il pianeta proibito, 1956) - fonte: Wikipedia

E' ormai evidente, visti i fatti citati, che l'interesse di Kubrick per il genere non fosse parziale o episodico, ma anzi sistematico, in perfetta anticipazione della maniacalità professionale del regista che si manifesterà in modo crescente futuro.

Per quanto riguarda 2001, sappiamo che un team di archivisti interno alla casa di produzione Polaris creata ad hoc per la realizzazione del film e coordinata da Roger Caras cominciò a rintracciare e procurare al regista tutti i film (e i romanzi) di genere usciti. Grazie ai ricordi e alle testimonianze dei vari interessati, è certo che Il pianeta proibito è in testa alla lista dei film che Kubrick visionò, oltre a Uomini sulla luna (1950), Ultimatum alla terra (1951), La cosa da un altro mondo (1951).

Di questi, Uomini sulla luna, prodotto dal precursore del genere George Pal, si segnala come quello tecnicamente più all'avanguardia (vinse l'Oscar per gli effetti speciali) e del quale mi piace segnalare lo schema di colori delle tute spaziali degli astronauti, che ricorda molto quelle che vedremo in 2001...

Uomini sulla luna (fonte)

Dalla visione di queste pellicole che impressione trasse Kubrick sullo stato dell'arte del genere? Lo possiamo sapere da un'intervista data dal regista a Renaud Walter nel 1968.
[...]  Che ne pensa dei film americani di fantascienza anteriori a 2001?
Nessuno ha avuto, credo, né il tempo né il denaro necessario per creare effetti visivi interessanti o per tentare di persentare in modo realistico sogetti di fantascienza. E dunque non penso che questa pellicola abbia molto a che vedere con quanto si era fatto in precedenza. Per me 2001 è più una storia mitologica che di fantascienza. Sembra che ci sia una buona dose di scienza nel film ma... per me le migliori opere di fantascienza sono quelle mitiche. 
Ritiene che un buon film di fantascienza debba essere necessariamente, come 2001, sostenuto da un grosso finanziamento?
Per alcune pellicole del genere non sono necessari grossi stanziamenti: sono quelle dove l'azione si svolge sulla terra e gli extraterrestri sono simili agli umani; il valore del film dipende allora dalla sceneggiatura. 
Ce n'è qualcuno che le sia piaciuto particolarmente?
Nessuno mi ha colpito tanto da considerarlo parte del grande cinema. Ne ho visti di veramente buoni ma non mi viene in mente nessun titolo.... 
[...] I film americani di fantascienza altro non erano che un modo indiretto di criticare l'"american way of life", un genere sviluppato a spese della "space opera".
E' così: la maggior parte di quelli che si chiamano i "buoni" film di fantascienza erano inchieste sociali cammuffate. Gli autori immaginavano talune forme estreme dei problemi contemporanei. Ma pochissimi erano interessati alle forme ultime dell'Intelligenza. 

[...] E' a causa di tutti gli artifici della scenografia che non apprezza particolarmente i film di fantascienza?
Il fatto di aver visto gli altri lavori mi ha fatto pensare che le tecniche esistenti non erano adeguate. Ma anche senza averli visti ed esaminando le tecniche usate, ci si rende conto immediatamente che non lo erano.
Poichè in diverse altre interviste Kubrick non si fa scrupolo di citare con dovizia di particolari film, anche oscuri o sorprendenti, che l'hanno impressionato, la risposta a queste interviste è significativa.

Una bella foto di S.K. del fotografo Dmitri Kasterine

artisti di talento

Talentuosissimo questo Martin Woutisseth. Stampe in vendita e anche a un costo ragionevole. Ci faccio un pensierino.